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La
distribuzione sparsa della proprietà della classe
nobiliare poteva fornire l’ingannevole impressione di una
riduzione o dispersione della proprietà, invece non
era così. Molto spesso accadeva che le proprietà
fossero costituite da più terreni disposti in comuni
differenti ma contigui, come ad esempio la celebre proprietà
di Marc’Antonio Bragadin, situata a Grisolera e Jesolo.
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Questa
proprietà frazionata era molto diffusa nella cosiddetta
zona del Piave, e rappresentava il 60 % delle proprietà
nobiliari.
Il territorio centrale della provincia, lambito
dai fiumi Brenta e Dese, vedeva il 19 % delle proprie terre
di proprietà nobiliare.
Infine un 15 % era situato nella
zona del Basso Adige.
Proprietari terrieri erano anche
gli Enti Religiosi, che in questo periodo avevano ridotto
il numero di possessori e controllavano una superficie di
3682 ettari distribuiti in tutta la provincia. Di questi,
il 94 % delle proprietà appartenevano al clero secolare,
che quindi possedeva 3447 ettari. Diversa invece era la situazione
del clero regolare, il quale dopo le soppressioni napoleoniche
deteneva soltanto 235 ettari.
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