Se però
ci si rivolgeva ad un proprietario terriero non conosciuto,
l’appellativo più appropriato era siòr,
perché esprimeva rispetto e riconoscimento. I
professionisti invece venivano chiamati con il nome della
professione che esercitavano (es.: el dotòr).
I siòri
del paese costituivano una categoria a parte, di solito
si conoscevano personalmente. Un
individuo appartenente al paese poteva avere opinioni diverse
sul siòr.
Questi veniva giudicato
buono o cattivo, e per dare questo giudizio i porèti
si basavano su gesti e azioni che egli faceva. Per esempio
era considerato buono se dava una cospicua elemosina o aiutava
un porèt a trovare lavoro e lo aiutava a scrivere
una lettera, al contrario, se era poco disponibile, veniva
considerato cattivo.
Le persone povere tentavano
di entrare nelle grazie dei siòri, ma era
un po’ difficile, perché quest’ultimi abitavano in
grandi case recintate da mura, con un ampio giardino, e
nessuno vi poteva entrare, se non per prestare servizo.
Veniva definito siòr
anche il parroco del paese, che veniva chiamato comunemente
"siòr piovàn" (anche se non
era proprio un siòr); egli aveva il compito
di purificare luoghi e uomini tramite gesti e parole rituali
per eliminare gli spiriti maligni e le malattie che una
volta erano molto temute dai contadini. Inoltre il piovàn
dava regole di condotta e favoriva i rapporti con altre
persone.
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