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I piccoli paesi
contadini erano costituiti da una ventina di case e da una
chiesa. Tutt’intorno si aprivano i campi, collegati al borgo
da una rete di strade battute, di sassi e terra che rendevano
difficoltosi i trasporti. Di solito la parte centrale delle
vie era un po’ più elevata di quella ai lati, in
modo che, quando pioveva, l’acqua scivolas-se ai bordi,
nei fossati. La segnaletica
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non esisteva, tranne
i nomi di alcune vie, scolpiti su tasselli di pietra che erano
appoggiati ai bordi delle strade, e quelli delle osterie.
Sparse nei campi c’erano
le case dove vivevano le famiglie contadine. Queste ultime
erano molto numerose e tutti i loro componenti si occupavano
della lavorazione dei campi e della cura del bestiame che
aveva un ruolo importante per il lavoro della terra. Le culture
principali erano quelle del granoturco, del frumento, del
mais, dell’orzo, della vite, degli ortaggi e soprattutto delle
patate.
Per confinare le proprietà
venivano scavati canali, che servivano per l’irrigazione nella
stagione secca. Le donne li utilizzavano per lavare i panni
e per dar da bere al bestiame.
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